Ovvero le motivazioni.
Quest'estate ho deciso di mettermi alla prova, di fare qualcosa di nuovo che mai avevo fatto prima. Qualcuno al mio posto avrebbe sperimentato gli effetti di una nuova droga ma per stavolta mi sono orientato verso qualcosa di piu' salutare: un viaggio in bici. Tenendo conto che al liceo ero additato come l'antisport non vi sara' difficile immaginare le mie capacita' sportive. In una scala sportiva da 1 a 10, dove 10 e' Usain Bolt e 1 e' Stephen Hawking, a voler essere magnanimi con se stessi' io mi piazzo attorno al 4, il piatto caldo di lasagne. Comunque meglio del Dott. Hawking.
Insomma decido che questo viaggio in bici s'ha da fare. Comincio a pensarci su: dove andare, che percorso seguire, che bici prendere (ah si perche la bici all'epoca ancora non c'era), le classiche cose che una lasagna calda deve decidere prima ancora di partire.
La scelta cadde su un percorso facile facile, una robina da nulla davvero: partire da Bologna e pedalare fino a Santa Domenica di Ricadi, vicino alla piu' famosa Tropea, Vibo Valentia Calabria. (attenzione PIPPOTTO) Venivo da un periodo un po buio della mia vita e ho visto in questo viaggio il metaforone della risalita, un lasciarsi indietro il presente e tutte quelle puttanate fricchettone che pero' io un po' ci credo. Senza contare il simbolismo tra la partenza dalla mia citta natale e l'arrivo in quella che e' la zona d'origine della mia famiglia. Se ci fosse un metaforometro sarebbe gia' schizzato alle stelle.
Ma tanto le cose sono andate esattamente all'opposto quindi di che stiamo a parlare?
La partenza era prevista pochi giorni dopo Ferragosto, ma uno sguardo piu' attento (o Hannibal dell'A-Team, fate voi) mi ha fatto notare che forse non era il piano migliore. Anziani nei centri commerciali (lo so perche' io ero li con loro per lo stesso motivo), chiazze sparse di sudore, ascelle furenti e l'immancabile allarmismo dei mass media erano segnali evidenti di un messaggio che si puo riassumere cosi: e' da coglioni sucidi buttarsi nelle strade in quel periodo, vuoi per il caldo, vuoi per il traffico, vuoi per trovare un posto dove dormire al chiuso (sono un fighetto non mi rompete il cazzo) per evitare che nella notte ti si fregassero, in ordine dal piu' importante, mezzo di locomozione, reni, portafoglio e verginita' anale.
Decido quindi di invertire il percorso: scendere dopo ferragosto in aereo fino al Sud, fermarmi due settimanelle a godermi il mare e ripartire per poi risalire in bici a Bologna. Se vi va, trovateli voi i metaforoni questa volta,
Chi mi e' stato vicino durante i preparativi, oltre ad incoraggiarmi con "te sei matto", "non ce la farai mai" o "occhio che ci lasci le penne", sa bene che nonostante tutti gli sproni ricevuti ero pienissimo di buoni propositi. Oltre all'avere gia' il percorso pronto su Google Maps, ho macinato chilometri lungo la provincia di Bologna, spingendomi addirittura verso quella di Modena. Una volta mi sono spinto verso Lucca e ho rischiato la morte per insolazione. Ma a parte cio' se potevo andare da qualche parte in bici, ci andavo. Ovviamente l'entusiasmo aveva gia' fatto si che anche il periodo calabrese pre-partenza fosse tutto in funzione del viaggio: erano previste pedalate mattutine (per godere del fresco) e nuotate pomeridiane, affiancando il tutto con un regime alimentare adatto.
Va da se' che una volta iniziata l'avventura, tutti questi programmi sono stati consapevolemente, diligentemente, accuratamente e quotidianamente mandati a cagare. Senza il benche' minimo senso di colpa o rimorso.
E non parlo solo dell'allenamento, no no. quando scrivo "tutti" intendo proprio tutto cio' che era stato preventivato e' andato puntualmente in maniera diversa.
Ed e' stato meraviglioso.
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