Ovvero come ti vo in culo e prendo il treno.
Se ti sei perso pe puntate precedenti, ci sono solo quattro post, usa i muscoli del tuo pigro ditino grassottello per scorrere piu in basso. Altrimenti goditi la tua beata ignoranza e lamentati che il blog e' fatto male, che tu lo avresti fatto millemila volte meglio e che un tempo qui era tutta campagna. Poi guardati allo specchio e scoprirai perche il tuo paese va a rotoli.
Per arrivare a Paola ho pedalato lungo la Statale 18 che mi porta diritto alla citta', allontanandosi dalla costa e regalandomi una salita che ad oggi le mi gambe per ringraziarmi vanno a sbattere autonomamente contro gli spigoli di ogni mobile ad altezza ginocchia. Quello che ignoravo era che dopo Paola la statale continuava a salire. Forte del mio non training decido quindi di cambiare strategia e punto sulla litoranea forte di alcune certezze frutto stavolta dell'esperienza del giorno precedente. A livello pratico avrei evitato di arrampicarmi sui monti, le gallerie e i TIR diminuendo considerevolmente le possibilita' di finire spappolato sul ciglio della strada assieme alle numerosissime carcasse di animali che gia segnavano il percorso tipo sassolini di pollicino.
A livello estetico avrei potuto ammirare il panorama del mare sulla mia sinistra e attraversare i ridenti paesini lungo la costa risparmiandomi il triste spettacolo di una superstrada tra le montagne. Nono esattamente quello che avevo in mente per il viaggio. Bullandomi di questa grandissima mossa, pensando di aver beffato il destino parto: e la prima tratta e' in discesa. con un sorriso a trentaduedenti godo del vento e delle proteine gratuite cammuffate da insetti che mi si ficcano tra i denti e inizio la seconda tappa. Destinazione prevista Maratea, con pausa pranzo a Scalea. La strada prosegue pianeggiante senza troppe difficolta e io me la rido sotto i baffi per questo lampo di genio improvviso non sapendo ancora cosa mi sarebbe capitato.
Essendo fine agosto i paesini sul lungomare si vanno svuotando lasciando le strade pressoche deserte ed un atmosfera da villaggio fantasma che levati signora mia! Da alcuni edifici deserti, bruciati dal sole e la salsedine a cui va aggiunta una manutenzione condominiale fatta con bombe a mano, ti aspetti da un momento all'atro vedere il luccichio di un fucile da cecchino pronto a farti secco. e siccome l'unico altro essere vivente li attorno ero io, ho accellerato il passo. sai mai che per una volta il mio sesto senso ci pigli. (SPOILER: NO)
Inizialmente piu che paesini, erano piuttosto agglomerati di condomini attorno ad una strada con (nell'ordine) tabacchicartoleriaedicola, minimarket e se andava di culo una macelleria. Perche se sei sul mare du salsiccette s'hanno da magna'. La sensazione che il lampo di genio mi avrebbe evitato si alcune difficolta ma procurate altre arriva appena entrati in nel primo paese degno di questo nome, che si dirama su piu di una strada ed e' addirittura fornito di segnaletica stradale, cosa bizzarra dal momento che nessuno ne conosce il significato. Appena entrato quindi cerco il lungomare un po' a naso e un po' con l'aiuto del mio telefonino Hi Tech con GPS incorporato di cui non faccio pubblicita ma ora che Snowden se ne e' uscito con queste cose delle intercettazioni, se mai verranno rese note le mie, sara il caso di trovare una scusa plausibile per tutte quelle pagine riguardanti "anal plug usb music player". Cosi su due piedi direi per ottimizzare gli spazi quando sei in viaggio in bici. Magari ci credono (SPOILER: NO)
E qui il dramma. Perche il telefonino ha la possibilita di geolocalizzarti su una nota mappa che sta in internet, ma la suddetta mappa non distingue i sensi unici ma suprattutto una mulattiera sterrata da un strada cittadina qualsiasi.
Ed e' infatti una mulattiera sterrata che mi si para innanzi.
alle 11.30 di quel mattino.
e in cielo non una nuvola una.
Con lo stesso entusiasmo che avrei nell'ascoltare un brano di Povia scendo e comincio a farmela a piedi.
Ora avevo previsto di fare uno di quei pippotti sulla rapporto ciclista e bici come metafora del rapporto di coppia, dove la bici ha i suoi limiti e tu devi volerle bene per quella che e' eccetera eccetera ma solo a pensarlo mi sono cadute le palle sotto al tavolo. Percio' anziche' scriverlo vado a recuperare le mie gonadi, voi accontentatevi di queste poche righe qua sopra, se volete sviluppate il concetto liberi di farlo. Altrimenti andiamo oltre che senno' non si finisce piu' signora mia.
Finita la mulattiera e i santi del calendario, salgo in sella e proseguo fino a Scalea, tappa intermedia dove avevo previsto la pausa pranzo. Seduto su una panchian coperta dall'ombra di un alberello piantato sul marciapiete della strada principale del paese, consumo la frutta che mi ero portato con me e mi guardo attorno.
Il deserto. Sono le due del pomeriggio, nessun negozio aperto, neanche i bar, e solo una signora si avvicina all'orizzonte. Magari vuole uccidermi e prendere possesso della panchina, unica zona d'ombra nei paraggi, e sono pronto a difendere la mia posizione coi denti. In realta' se non fosse stato per la signora le cose avrebbero preso tutta un altra piega che le mie gambe non avrebbero retto. Si perche la signora mi si avvicina incuriosita e mi chiede dove sto andando e dopo averle risposto mi indica le montagne dicendo "Maratea e' lassu'"
La ringrazio mentre contemporaneamente penso "COL CAZZO!": mi rimetto in moto e mi dirigo in stazione, direzione Salerno. Mi piange un po il cuore saltare Agropoli ma non ne ho proprio cazzi di scalare.
In stazione il karma si rifa' vivo ricordandomi che puoi essere gentile onesto ed educato finche' ti pare, ma se ti pigliano male non ce ne sta per nessuno. E non so a voi, a me e' capita spesso. Chissa perche, forse per i due o tre disegni sulla pelle, boh.
ho dato un titolo a questa esperienza: L' ITALIA IN UNA STAZIONE
In stazione l'orario ufficiale Trenitalia mi dice che c'e' un regionale (unico treno usufuibile dai portatori sani di bicicletta) abilitato al trasporto bici (perche scopriro' piu avanti che non tutti lo sono, giusto per rendere il tutto piu interessante) alle 16.05. La biglietteria e' chiusa ma c'e un distributore automatico. Easy Peasy. Ma anche no. La biglietteria automatica accetta banconote e carte varie ma non puo' emettere i biglietti. In pratica un culo senza ano. Faccio presente la cosa all'unico evidente lavoratore in stazione, il barista, sperando che avesse dei biglietti chilometrici o una bacchetta magica ma non possiede nessuno delle due cose. Al loro posto ha due informazioni utili: la vera biglietteria non e' quella nell'atrio ma sta sulla strada a cento metri dalla stazione (riaccendiamo la speranza) e apre alle 16.30 (seppelliamo la speranza). A questo punto l'unica soluzione rimasta e' aspettare il treno, andare dal controllore a spiegargli la situazione e comprare da lui biglietto piu supplemento per la bici e finalmente salire a bordo in maniera del tutto regolare e legale. Il vecchio barista, possessore della conoscenza e nominato da me saggio mentore, annuisce dandomi la sua benedizione. Il regionale si ferma e io mi dirigo verso il primo vagone da dove scende il responsabile del convoglio a spiegargli la situazione e questo con la faccia da "tu sei chiaramente un drogato che non ci ha i soldi per il biglietto e mi vuoi tirare scemo adesso vedi come ti faccio la festa" se ne salta fuori con una multa di trenta euro di multa. Per chi non lo sapesse, nel caso in cui un viaggiatore venisse colto non in possesso del biglietto, dovra' pagare il prezzo del biglietto maggiorato di un valore da 5 a 50 euro, credo in base alla simpatia che il viaggiatore suscita al capotreno. Immaginate quindi quanto potevo risultargli piacevole io, come un comizio di Bossi post-ictus da tradurre in tempo reale in cinese. O piu' verosimilmente, come se dovesse fare del lavoro non previsto. Provo a fargli capire che non mi interessa cio che dice Bossi e che le mie oneste e cristalline intenzioni si sono frantumate male contro due biglietterie che non bigliettano per motivi differenti tra loro ma nulla, il capotreno e' adamantico sulle sue posizioni e a puntellare le sue ferme convinzioni ci pensa il macchinista, sceso per l'occasione a dare man forte al collega. Fino a quando non arrivano altre persone impossibilitate a fare il biglietto per il mio stesso motivo e questo deve aver fatto scattare qualche interruttore nel cervello del controllore (ad occhio e croce direi l'accensione) che per un millesimo di secondo deve aver avuto l'intuizione, consapevolezza mi sembra un termine eccessivo, di non essere vittima di un flash mob con tema "sfotti il capotreno" e che forse quel personaggio vestito a festa, coi disegni sulla pelle e la ferraglia in faccia, forse non sta raccontando balle. Ed e' qui signore e signori che si tocca il punto piu' surreale della storia, quando il capotreno nel farmi il biglietto si preoccupa di avvisarci che nel caso altri colleghi venissero a chiedermi il perche' di questo biglietto in vettura senza multa, sara' mio compito ragguagliarli sul fatto che la biglietteria automatica era guasta perche accettava solo carte. Nel caso vi foste distratti lo ripeto. Ti faccio il biglietto dove scrivo che la macchinatta e' guasta, non per il vero guasto (sai mai che qualcuno possa andare a risolverlo) ma con uno inventato.
Totalmente spiazzato, evito di farlo notare anche perche e' calabrese e come tutti i calabresi vuole avere l'ultima parola, e mi siedo.
Da qui il viaggio prosegue senza problemi fino a Salerno: albergo, cena e nanna. Le gambe riposeranno anche il giorno successivo dal momento che e' prevista un'altra tratta in treno fino a Pescara. Previsione che come al solito non avverra'.
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